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Controversie[modifica | modifica wikitesto]

Lo status dei libri che la Chiesa cattolica chiama deuterocanonici (secondo canone) e il protestantesimo Apocrifi è stato oggetto di controversia già prima della Riforma. Molti studiosi ritengono che la traduzione greca delle Scritture ebraiche, la Settanta, comprendesse originariamente anche gli apocrifi senza distinzione dagli altri libri dell’Antico Testamento. Altri sostengono invece che la Settanta del I secolo non contenesse tali libri, ma che essi siano stati aggiunti successivamente dai cristiani.[47][48]

I più antichi manoscritti della Settanta pervenuti, risalenti al IV secolo, mostrano una grande mancanza di uniformità nella presenza dei libri apocrifi,[49][50][51] e alcuni contengono anche testi classificati come pseudepigrafi, dai quali vari autori cristiani dei secoli II e successivi citarono brani come se fossero Scrittura.[21]

Mentre alcuni studiosi concludono che il canone ebraico fu opera della dinastia asmonea,[52] è opinione generale che esso non sia stato fissato definitivamente prima del 100 d.C.[53] o poco dopo, epoca in cui la diffusione del greco e l’accoglienza cristiana della Settanta contribuirono all’esclusione di alcuni testi. Alcuni non furono accettati dagli ebrei come parte del canone della Bibbia ebraica, e gli Apocrifi non fanno parte del canone ebraico storico.

Padri della Chiesa come Atanasio di Alessandria, Melitone di Sardi, Origene e Ciro di Gerusalemme si espressero contro la canonicità di buona parte o di tutti gli apocrifi,[47] ma l’opposizione più influente fu quella dello studioso cattolico del IV secolo Girolamo, che preferiva il canone ebraico, mentre Agostino e altri forivano il canone più ampio (greco),[54] ciascuno seguito da propri sostenitori nei secoli successivi. Secondo la Catholic Encyclopedia, durante il medioevo all'interno della Chiesa latina la posizione nei confronti dei deuterocanonici fu altalenante, con una corrente forevole, una sforevole e numerosi autori con posizioni intermedie, divisi tra la venerazione dei testi e incertezze circa il loro preciso statuto. L’atteggiamento prevalente degli autori medievali occidentali è sostanzialmente quello dei Padri greci.[55]

Il canone cristiano più ampio, accettato da Agostino, divenne quello più consolidato nella Chiesa occidentale[56] dopo essere stato promulgato per l’uso nella Lettera pasquale di Atanasio (circa 372 d.C.), nel concilio di Roma (382 d.C., anche se il relativo Decretum Gelasianum è generalmente considerato un'aggiunta successiva[57]) e nei concili locali (sinodi) di Cartagine e Ippona in Africa settentrionale (391 e 393 d.C.). Atanasio dichiarò canonici tutti i libri della Bibbia ebraica, incluso Baruc, ma escluse Ester; aggiunse che «vi sono alcuni libri che i Padri hanno stabilito che siano letti ai catecumeni per edificazione e istruzione: la Sapienza di Salomone, la Sapienza di Siracide (Ecclesiastico), Ester, Giuditta, Tobia, la Dottrina degli Apostoli e il Pastore di Erma. Tutti gli altri sono apocrifi e invenzioni di eretici» (Lettera festale per il 367).[58]

Tuttia, nessuno di questi elenchi costituì una definizione indiscutibile, e persistettero per secoli dubbi e controversie circa la natura degli apocrifi, fino al Concilio di Trento,[59][60][61] che fornì la prima definizione infallibile del canone cattolico nel 1546.[62][63]

Nel XVI secolo, i riformatori protestanti misero in discussione la canonicità dei libri e delle parti di libri presenti nella Settanta ma assenti nel Testo masoretico. In risposta, dopo la morte di Martin Lutero (8 febbraio 1546), il Concilio di Trento dichiarò ufficialmente («infallibilmente») canonici tali libri (detti «deuterocanonici» dai cattolici) nell’aprile 1546.[64] Mentre i riformatori respinsero le parti del canone non comprese nella Bibbia ebraica, inclusero nel proprio canone non vincolante i quattro libri del Nuovo Testamento da Lutero ritenuti di dubbia canonicità, insieme agli Apocrifi (che comparvero comunque nella sua Bibbia di Lutero[21] e in alcune edizioni della Bibbia di re Giacomo fino al 1947).[65]

Il Protestantesimo stabilì dunque un canone di 66 libri, composto dai 39 dell’antico canone ebraico e dai 27 del Nuovo Testamento. I protestanti respinsero anche il termine cattolico «deuterocanonico», preferendo «apocrifo», già in uso per altri scritti antichi e discussi. Come oggi (ma anche per altre ragioni),[47] vari riformatori sostennero che quei libri contenevano errori dottrinali o di altro tipo e non dovevano quindi essere considerati canonici. Le differenze tra i canoni sono illustrate nelle voci Canone biblico e Sviluppo del canone cristiano della Bibbia.

La spiegazione del canone della Chiesa ortodossa orientale risulta complessa a causa delle divergenze di prospettiva con la Chiesa cattolica romana circa la sua formazione. Tali differenze (di natura giurisdizionale) furono tra i fattori che contribuirono allo scisma tra cattolici e ortodossi intorno al 1054; tuttia, la formazione del canone che il Trento rebbe poi definitivamente sancito era in gran parte compiuta già nel V secolo, se non addirittura conclusa sei secoli prima della separazione. Nella parte orientale della Chiesa, l’accordo richiese gran parte del V secolo, ma alla fine fu raggiunto. I libri canonici stabiliti dalla Chiesa indivisa divennero il canone predominante sia per la futura Chiesa cattolica romana sia per quella ortodossa orientale.

L’Oriente differiva tuttia dall’Occidente nel non considerare ancora definitivamente risolte alcune questioni di canone, e in seguito accolse qualche altro libro nell’Antico Testamento, mantenendo in sospeso la discussione su altri, che in taluni casi vennero accolti in alcune giurisdizioni ma non in altre. Oggi permangono quindi lievi differenze tra i canoni ortodossi, che in ogni caso comprendono più libri del canone cattolico. Tra questi figurano i Salmi di Salomone, 3 Maccabei, 4 Maccabei, la Lettera di Geremia, il Libro delle Odi, la Preghiera di Manasse e il Salmo 151, inclusi in alcune copie della Settanta,[66] alcuni dei quali sono accettati come canonici dalle Chiese ortodosse orientali e da altre confessioni. I protestanti non considerano canonico nessuno di questi testi aggiuntivi, ma li considerano di pari utilità agli altri Apocrifi.

La Chiesa ortodossa utilizza una definizione diversa rispetto alla Chiesa cattolica per i libri che chiama deuterocanonici, intendendoli come testi dotati di un’autorità minore rispetto agli altri libri dell’Antico Testamento.[67][68] La Chiesa cattolica, invece, usa questo termine per indicare una categoria di libri aggiunti più tardi al proprio canone dell’Antico Testamento, ma ai quali riconosce pari autorità rispetto agli altri.

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